Londra, 11 dicembre 2012

Londra, 11 dicembre 2012 Egregio artista, finalmente ho recuperato un po’ di energia! Questi ultimi sei giorni sono stati piuttosto difficili, ho avuto febbre e forti dolori addominali e non sono riuscita a muovermi da casa nemmeno per la consueta visita a Victor. L’unico evento positivo si è verificato questa mattina quando ho sentito squillare il citofono. Quel suono così penetrante e invadente mi ha letteralmente buttato giù dal letto, credo di averlo sentito pochissime volte, a casa non viene mai nessuno e il silenzio è l’alleato più prezioso che ho a disposizione per scrivere. Il mio ospite inatteso era il figlio del panettiere da cui mi servo quotidianamente. Mi ha consegnato due croissant ancora caldi e un piccolo pacchettino improvvisato con una pagina di giornale tutta stropicciata. Quando gli ho chiesto altre informazioni, si è stretto nelle spalle rispondendo che suo padre gli aveva dato quel compito e che lui si era limitato a eseguirlo. L’ho ringraziato e sono tornata nel mio letto con la colazione e quel misterioso pacchettino. Mentre mangiavo il primo cornetto, ho staccato incuriosita lo scotch che teneva bloccata la carta di giornale e alla fine mi sono ritrovata tra le mani due piccole pietre rossastre, lisce e levigate accompagnate da un quadratino di carta da disegno su cui una mano abile e precisa, aveva scritto quanto segue: il diavolo teme le pietre preziose, le detesta, perché gli rammentano che esse già si mostravano in tutto il loro splendore prima che egli precipitasse. L’uomo è sempre stato affascinato dalle pietre, quando ne trova una particolarmente bella la raccoglie e la conserva, per tanti motivi e forse anche perché, istintivamente, sa che una piccola gemma può tenere lontani i demoni. Non c’era scritto altro ma ho collegato subito quel cartoncino a Victor e quelle pietre al tuo dipinto. Quella piccola attenzione ha avuto il potere di scaldarmi il cuore. Non vedendomi arrivare quel vecchio pazzo si sarà preoccupato e dopo un po’ si sarà deciso a chiedere informazioni all’unico elemento di contatto che ci unisce, il panettiere vicino al parco. Non so come quest’ultimo sia poi riuscito a risalire alla mia abitazione, c’è da dire che sono l’unica italiana a vivere nei paraggi e abito a due passi dal suo negozio. Probabilmente mi avrà visto rincasare o semplicemente avrà chiesto un po’ in giro, fatto sta che Victor ha portato a termine la sua missione riuscendo a risalire lentamente dentro la mia vita. Sono contenta, non è poco quello che ho conquistato, finalmente non sono passata inosservata, la mia assenza è pesata a qualcuno e Victor non è proprio una persona qualunque. Lui è un genio e dietro quella scorza dura e irritante c’è un’anima gentile e tenera, di questo sono sicura. Scusami le divagazioni ma è lui che mi tiene legata a te, le pietre e quel messaggio ne sono la dimostrazione. Ho ripreso in mano la stampata del tuo quadro e ci ho riflettuto a lungo. La mia storia personale si è ancora una volta inserita di prepotenza e il messaggio che ho letto non è obiettivo e quasi certamente si allontana da ciò che tu volevi trasmettere. Credo che questo avvenga spesso e siamo portati a innamorarci di qualcosa solo perché ci ricorda determinate sensazione o arriviamo a odiare qualcos’altro perché ci fa rivivere episodi dolorosi. Quella donna per me è una bambina, ha ancora ai suoi piedi i suoi giochi di bimba, le formelle di sabbia e quelle pietre, raccolte forse solo perché erano belle, lisce e levigate. Col tempo si sarà affezionata e ne avrà fatto dei portafortuna, utili a scacciare i demoni e la malasorte. Il demone però non è fuggito costringendola di colpo ad abbandonare la sua vita spensierata, spaventandola e aggredendola alle spalle. Ora che si ritrova donna il mostro è ancora presente e lei non ha molte armi per combatterlo. L’altro particolare che mi ha fatto riflettere a lungo è quell’unico occhio di pietra, allineato perfettamente con gli occhi della donna, quasi parte della donna stessa. Potrebbe essere il terzo occhio, quello della mente, il presupposto dell’intuito e della chiaroveggenza. Secondo una ricca ed elaborata letteratura tutti gli uomini possiedono un terzo occhio, generalmente chiuso e inattivo, solo gli esseri “evoluti” hanno la capacità di utilizzare questa sorta di potenza occulta e lo fanno esercitando la magia nera o quella bianca. Propendo più per la magia bianca, quella rivolta al bene, dove gli evoluti riescono a realizzare dei veri e propri miracoli come guarigioni insperate e senza nessuna spiegazione scientifica. Forse il demone da combattere è una malattia terminale ma sento che mi sto allontanando troppo inseguendo congetture fantasiose e se, al contrario, il percorso è quello, conviene fermarmi e non proseguire oltre, è una strada privata, dove è giusto e lecito proibire l’accesso.