Londra, 22 novembre 2012

Londra, 22 novembre 2012 Egregio artista, grazie a te sto allargando i miei orizzonti e arricchendo la mia cultura di nozioni nuove e affascinanti. Ovviamente il merito che ti riconosco è per gli spunti, per quanto riguarda le nozioni e i collegamenti storici devo ringraziare quella mente geniale di Victor. Ho trovato un canale intimo e riservato con il vecchio saggio, noto anche che lui ha piacere nel dialogare con me di argomenti che, credo, gli abbiano occupato tutta la vita. L’ultimo quadro che mi hai mandato è stato molto avvincente per Victor, gli ha dato l’opportunità di parlarmi dell’armonia universale e di quelle magiche proporzioni in cui si racchiude tutta la bellezza del creato. A onor del vero il quadro è rimasto per lo più oscuro anche allo stesso Victor ma come me, è rimasto colpito dalla forma del pendente che indossa la donna. «È un dodecaedro, uno dei cinque solidi platonici. Le regolarità di questi cinque solidi sono straordinariamente affascinanti, per questo motivo, sin dall’antichità, sono stati oggetto di studio nei campi più disparati dell’arte. Platone associò a ognuno di essi un elemento, dopo il fuoco, la terra, l’aria e l’acqua, al dodecaedro fu assegnato l’etere o quintessenza che componeva i corpi celesti e l’anima. In questo solido dalle forme così accattivanti Platone ci vide la forma dell’universo. “Restava una quinta combinazione e Dio se ne giovò per creare l’Universo”. Secondo lui i poliedri per la loro bellezza rivestono un ruolo rilevante nel coniugare il mondo umano con il mistero della trascendenza e questa teoria è ripresa più volte nella storia dell’arte, per esempio la scena del famoso dipinto di Leonardo, Ultima cena, è ambientata all’interno di un dodecaedro. C’è anche da dire che molti progetti di Leonardo sono spesso fraintesi e ci capita quasi quotidianamente di imbatterci nell’ennesimo critico d’arte che proclama a gran voce di aver trovato una nuova chiave di lettura di una sua opera. A me sembrano più scoperte costruite ad arte con l’unico obiettivo di colpire l’opinione pubblica a scapito di un’interpretazione semplice e più vicina alla verità, ma sicuramente meno attraente. A un tipo come Leonardo sempre alla ricerca della verità, tutto questo trafficare intorno alle sue opere sarebbe apparso alquanto sgradito. “Ma a te che vivi di sogni, ti piacciono di più le ragioni fallaci e gli imbrogli del parlare di cose grandi e incerte, rispetto alle cose certe della natura, ma non così elevate?”» Di primo acchito mi era parso che Victor stesse rivolgendo a me quella domanda, poi ha capito che si trattava di una citazione di Leonardo, anche se mi ha lasciato un po’ confusa. Tutto il mio lavoro di scrittrice si basa sulla fantasia, spesso la mia mente ballerina mi porta a vivere situazioni fuori dal mondo, dove la fantasia ha un ruolo fondamentale. È anche vero che se bisogna analizzare un lavoro fatto da altri, occorre ricercare la semplicità del messaggio e forse sui tuoi quadri il mio è più un approccio da scrittrice che da critico d’arte. Ragion per cui ho avuto qualche timore a chiedere a Victor cosa ne pensasse dell’edera ma tornando a casa ho assecondato la mia anima curiosa e ho fatto qualche ricerca. Inizialmente ho pensato a Dioniso, divinità spesso associata all’edera e alla vite, ma il discorso non mi tornava, non c’era nessun collegamento con il mistero della trascendenza e l’universo. Al contrario, nell’iconografia cristiana del Medioevo, l’edera assume il senso dell’immortalità dell’anima dopo la morte del corpo e forse questo collegamento quadra meglio con tutto il discorso di Victor. Sono rimasti ancora molti lati oscuri, per esempio quel rudere che s’intravede alle spalle della figura femminile e anche la donna stessa è tutto un mistero. Forse è proprio così che deve andare, un’opera d’arte lascia sempre dei dubbi e se ci si ostina a volerli risolvere ad ogni costo si rischia di stravolgere tutto il messaggio, magari semplice e lineare, che l’artista voleva trasmettere.