Londra, 5 dicembre 2012

Londra, 5 dicembre 2012 Egregio artista, scusami se ho ritardato tanto nel risponderti ma questo per me è un brutto periodo dell’anno perché coincide con un evento triste e pieno di tenebre che ho vissuto qualche anno fa in Italia. È stato proprio in seguito a questa sciagurata vicenda che ho lasciato tutto e sono scappata qui a Londra ma non voglio dirti altro, sarebbe doloroso e inutile. Ho ricevuto l’immagine del tuo nuovo quadro e ti ringrazio davvero tanto per la premura con cui assecondi questa corrispondenza iniziata da me un po’ per gioco ma che si sta rivelando importante e avvincente, spero per entrambi. Il mio stato d’animo ha senz’altro influenzato le sensazioni che la tua nuova opera mi ha trasmesso. Nell’espressione della donna ho percepito angoscia e paura, sopraffazione e fragilità, vulnerabilità e un’infinita tenerezza. Quella scultura che ha alle spalle è il mostro che deve combattere. Non lo guarda ma sa che c’è, come sa perfettamente che ci sarà sempre e che niente e nessuno potrà cancellarlo. Lei ha il corpo di una donna ma gli occhi di una bimba mentre il mostro ha un occhio solo e la stabilità di una roccia. Non so cosa rappresenta quella piccola stoffa rossa al suo fianco ma è sicuramente un elemento importante nella storia che si nasconde dentro la tua tela. Stamattina a Londra c’era il sole ma l’aria era gelida così come la mia anima. Mi sono trattenuta solo qualche minuto al parco giusto il tempo di portare la colazione a Victor e consegnargli la stampata del tuo quadro. Avevo gli occhi rossi e un groppo in gola che mi ha impedito anche di parlare. Victor mi ha guardato accigliato e forse anche un po’ dispiaciuto ma ha rispettato il mio silenzio. Alla fine quando sono andata via, ho sentito il calore del suo sguardo accompagnarmi per tutto il tragitto, ma forse è stata solo una sensazione, una maniera di consolare la mia solitudine e la mia tristezza.